Chi ci conosce bene sa che generalmente amiamo viaggiare da soli senza avere alcuna guida e tantomeno partecipando a viaggi di gruppo organizzati etc.. Lo abbiamo sempre fatto, ma questa volta l’Uzbekistan richiede qualche accorgimento in più, anche solo per il fatto che in questo Paese non è possibile noleggiare auto in autonomia e ci si deve necessariamente affidare ad un autista per muoversi in alcune località da visitare. Noi ci affidiamo a Evaneos, un sito che mette in contatto i viaggiatori ‘fai da te’ con tour operator locali per organizzare trasferimenti, prenotazioni hotel e biglietti ferroviari (questioni solitamente banali ma che in Uzbekistan non lo sono affatto!). Grazie quindi alla supervisione di Faruh, guida locale parlante italiano, organizziamo il nostro viaggio indicando le mete a noi congeniali e gli hotel di riferimento.

Decolliamo da Malpensa alle 21.15 con Uzbekistan Airways, (compagnia aerea di cui avevamo sentito davvero racconti allucinanti con una preoccupante percentuale di voli cancellati!) alla volta di Urgench, insieme a gruppi organizzati di circa duecento turisti italiani di età abbastanza avanzata che, coraggiosamente, si apprestano a compiere più o meno il nostro stesso itinerario! Momenti davvero spassosi! Arriviamo in terra uzbeka all’alba locale, in perfetto orario: disbrigate le assurde procedure doganali (si deve compilare una dettagliata dichiarazione in cui si specificano tutti gli averi che si hanno con sé – compresi gioielli, tecnologie varie e valuta), eccoci fuori dall’aeroporto ad incontrare l’autista che ci accompagnerà per buona parte del nostro viaggio. Ed ecco la prima sorpresa: veniamo accolti da un pacioso e piazzato ragazzone uzbeko dai tratti orientali (tale Eldor) accompagnato da un compagno smilzo e riservato (che parla solo uzbeko), alla guida di una macchina diversa (in realtà più confortevole) di quella concordata col referente via mail… beh, partiti dall’aeroporto ci viene addirittura il dubbio di essere vittime di un rapimento! Ma così non è, anzi… Eldor, oltre all’uzbeko, parla solo russo e francese per cui le comunicazioni inizialmente sono alquanto frammentarie, tanto più che il Muslo deve rispolverare velocemente le sue conoscenze della lingua d’Oltralpe (non senza delle difficoltà, calcolando che siamo reduci da una notte in bianco in aereo!). Eldor riesce a spiegarci che lui è l’autista vero e proprio mentre l’altro ragazzo più giovane è uno stagista (e lo si capisce dalla reverenza con cui guida la Chevrolet Orlando del compagno!). Nel tratto dall’aeroporto alla prima méta, Khiva, percorriamo vialoni in stile sovietico, fiancheggiati da palazzi in stile arabo dietro i quali si estende una pianura agricola sconfinata; notiamo subito una moltitudine di persone, spesso vestite in maniera tradizionale, a piedi nei campi o nelle strade sterrate laterali. Nel mentre cambiamo subito un po’ di euro più o meno al valore del mercato nero (1 euro = 6.000 som, a differenza del cambio ufficiale che ne prevedrebbe 4.000). Dopo circa un’ora, stanchi e imbambolati, giungiamo al nostro hotel di Khiva (Hotel Bek, moderno e confortevole, con vista sulle mura della città vecchia) dove saggiamente, nonostante l’adrenalina della novità, ci mettiamo a letto a dormire per un paio d’ore.

Khiva 2Usciti dall’hotel, ci perdiamo immediatamente nelle strade limitrofe alla Città vecchia ma alla fine riusciamo ad entrare dalla porta nord nella Itchan Kala, la parte murata della città di Khiva, patrimonio UNESCO. Siamo in maglietta, il sole il caldo si fa sentire e noi siamo rapiti da quanto ci circonda! Attraversiamo una zona abitata e notiamo subito alcuni particolari: le vie non sono altro che strisce di sterrato polveroso e le case, spesso, solo poveri fabbricati dai muri di un misto di fango e paglia, con qualche raro mattone. Veniamo subito assaliti da alcuni bambini desiderosi di farci assaggiare alcuni semi che poi scopriremo essere semi di girasole (Eldor ci spiegherà poi che tutti li masticano solamente per far passare il tempo!). Attraversiamo quindi il mercato e qui entriamo in contatto con la realtà locale più genuina; gente dalle vesti sgargianti, seduta per terra, vende le merci più svariate: dalle sementi alla frutta e verdura, dai detersivi ai biscotti, dai pezzi di sapone all’olio di girasole; il tutto in un contesto confusionario, polveroso e alquanto chiassoso… insomma, davvero qualcosa di grande impatto come primo contatto con questa popolazione; inoltre i Musli sono oggetto di curiosa osservazione da parte di tutti… di occidentali in tali mercati se ne vedono davvero pochi!! Entriamo nella zona più monumentale e siamo subito avvolti dall’atmosfera magica delle numerose madrase (scuole coraniche, per lo più dismesse, con spettacolari facciate di maioliche azzurre che saranno una vera e propria costante di questo viaggio), minareti e moschee. Numerose bancarelle vendono sciarpe, buffi e pelosi colbacchi e oggetti di legno intagliato. Khiva è davvero fiabesca e meravigliosa!

Khiva - Panorama dalla Torre di Guardia 1Consumiamo il nostro primo pranzo uzbeko al ‘Khorezm Art Restaurant’, situato in un grazioso edificio in pietra con il tetto di bambù. Il menù è fortunatamente in inglese e i cibi davvero gustosi: zucca bollita con salsa di pomodoro, manti (ravioloni di zucca con yogurt a parte) e green noodles (tagliolini con verdure stufate) per poco più di 10 euro. Dopo aver conosciuto Katya, un cammello che è un po’ il simbolo di Khiva e staziona pacifico all’incrocio delle due vie principali per essere fotografato dai turisti (a pagamento), saliamo sulla torre di guardia delle mura che circondano la cittadella: la vista è mozzafiato e spazia dai minareti che svettano accanto alle madrase fino alle baracche (è difficile chiamarle case!) fuori le mura e alla pianura sconfinata poco fuori dall’abitato. E’ il tramonto e le luci diventano delicatamente arancioni su questo contrapposto scenario di bellezza e povertà. Torniamo in hotel con una sensazione di sale misto a sabbia sulla pelle: Khiva è infatti posta in mezzo a una steppa desertica che nasconde ampie zone di saline! Siamo stravolti: l’hotel dista una decina di minuti da Itchan Kala e intorno a noi vediamo solo vialoni con parchi e case isolate, quindi la sera optiamo per una cena al dignitoso buffet dell’hotel.

Itinerario: Milano Malpensa -> Aeroporto di Urgench – Khiva

Pernottamento: Bek Khiva Hotel