E’ la nostra ultima visita ad Expo, evento che negli ultimi sei mesi ha arricchito con il suo fascino alcune nostre giornate e serate,  con chiacchiere e scambi di opinioni tra amici. Alla fine, delle 53 aree espositive self-built dei singoli Paesi, riusciamo a visitarne ben 51, ad eccezione di Giappone (ormai una sorta di moda o di figurina Panini mancante e a cui, anche per questo, rinunciamo in partenza) e Germania (a causa dell’interminabile fila che sembra essere addirittura più lunga di quella del padiglione nipponico).
Ecco in sintesi le nostre impressioni sugli ultimi spazi visitati oggi.

Kazakistan. Ormai abbiamo acquisito una tecnica quasi paramilitare: giunti al sempre vincente e meno frequentato accesso di Roserio, riusciamo ad entrare a Expo che non sono ancora le 9 e iniziamo a correre sul decumano come nelle nostre sessioni di jogging intorno a casa in direzione del padiglione del Kazakistan, il vero obiettivo della giornata. E’ mattina presto e la Musla accusa la sua solita fiacchezza mattutina e quindi dopo qualche minuto molla il colpo: il Muslo continua strenuamente, con andatura costante fino a diventare un puntino lontano nel decumano ancora quasi deserto. La fila per entrare e le alte aspettative caraterizzano la visita; la prima alla fine non è così drammatica (2 ore scarse) e le seconde vanno oltre l’immaginabile. Il Padiglione stupisce davvero i visitatori che hanno modo di entrarvi, noi compresi. Già all’esterno è piacevole essere accompagnati nella fila dalle rappresentazioni in costume di vari artisti kazaki che ballano e cantano con indubbia bravura. Una volta entrati si è accolti da una rappresentazione suggestiva: una ragazza ’artista’ che con la sabbia crea in diretta la storia del Paese, facendo scivolare le mani su di uno schermo e distribuendo la sabbia fino a comporre disegni di una bellezza incredibile! Poi a seguire mele giganti che scendono dal soffitto, enormi storioni che vengono mostrati in vasche trasparenti ed infine il clou della visita, la proiezione 3D che con effetti speciali (comprese poltroncine dinamiche) mostra il Paese attraverso un volo virtuale di grande impatto visivo! Davvero entusiasmante!

Cluster Caffè. Sfiancati dalla lunga coda del Kazakistan, troviamo un momento di tranquillità passeggiando per quest’area che fornisce al visitatore interessanti nozioni su questo aroma così tanto amato e ne approfittiamo per assaggiare il saporito caffè del Burundi, davvero pregevole.

Uruguay. In coda conosciamo una coppia di uruguaiani che ci parlano entusiasti del loro Paese e quindi entriamo nel padiglione già arricchiti di informazioni su questo stato sudamericano: il cuore dell’area è un’unica sala multimediale in cui viene proiettato un cortometraggio su schermi mossi da braccia robotiche che circondano il pubblico; si racconta, attraverso un dialogo tra generazioni, la tradizione dell’Uruguay e i progressi del paese.

Lituania. Niente di indimenticabile, se non alcune installazioni sferiche a spiegare la storia nazionale.

Sudan. Da fuori è una costruzione cubica color mattone: all’interno è un grande bazar con vendita di prodotti artigianali di pelle e legno.

Cluster Frutta e Legumi. Come spesso accade per i cluster, l’esterno è più interessante dell’interno delle aree espositive: un grande orto in cui si passeggia e si fa conoscenza con i più svariati prodotti agricoli.

Unione Europea. Un simpatico cartoon, in realtà adatto soprattutto ai bambini, che ha per protagonisti Alex (contadino) e Sylvia (ricercatrice) narra il loro amore e l’importanza della collaborazione tra tradizione ed innovazione, tra agricoltura e scienza. Alcuni effetti speciali quali fine pioggerellina e aliti di vento sugli spettatori arricchiscono la proiezione del filmato. Carino!

World Expo Museum (all’interno del cluster Bio-Mediterraneo). La storia delle esposizioni universali e internazionali (qui finalmente capiamo la collocazione di Astana 2017 e Dubai 2020) fin dalla metà del XIX secolo.

Montenegro (all’interno del cluster Bio-Mediterraneo). Spazio più carino di molti padiglioni self-built: un simpatico gioco di specchi e il soffitto lanuginoso non lo fanno passare di certo inosservato!

China Corporate United. E’ il padiglione di alcune maggiori imprese cinesi che autocelebrano la modernità e l’innovazione tecnologica cinese. Come dar loro torto? Un simpatico spettacolino animato da ologrammi di panda conclude la visita!

Cibus è Italia. Anche se di carattere prettamente commerciale e vetrina espositiva per gli stranieri dei principali marchi alimentari italiani questo, a nostro parere, rappresenta il vero padiglione Italia. Ci soffermiamo lungamente a leggere e a guardare approfondimenti sulla produzione di vari formaggi DOP italiani, sugli innumerevoli produttori italiani in fatto di alimentazione e ne usciamo davvero orgogliosi per le eccellenze del nostro Paese!

Dopo quest’ultima nostra visita, lasciamo il sito dell’Esposizione Universale con la consapevolezza di avere fatto parte di qualcosa di ‘grande’ e ‘importante’ e una vena di tristezza ci accompagna mentre ci incamminiamo per l’ultima volta verso l’uscita. Expo è diventata per noi una seconda casa: l’abbiamo conosciuta una sera di metà maggio, col Decumano deserto e con la possibilità di entrare e uscire dai padiglioni in tutta libertà, senza alcuna coda. L’abbiamo sperimentata nelle luminose e calde giornate di giugno, quando la gente ha iniziato a ‘interessarsi’ e a visitarla, l’abbiamo vissuta con il sole e con la pioggia, con le zanzare e con le foglie degli alberi ormai colorate d’autunno, insieme alla moltitudine di visitatori ‘ritardatari’ degli ultimi due mesi. E’ stata per noi un luogo da vivere in compagnia o in solitudine, per visitarne gli spazi espositivi, ma anche solo per assistere a un concerto o semplicemente trascorrere una serata diversa davanti allo spettacolo dell’Albero della Vita bevendo una birra.

Nel weekend appena trascorso abbiamo assistito da casa alla cerimonia di chiusura della manifestazione che ha scandito questi ultimi sei mesi della nostra vita; a dire il vero abbiamo vissuto questo evento anche nel periodo precedente, osservando dal finestrino del treno nel nostro pendolare quasi quotidiano la crescita delle strutture ormai familiari del sito espositivo, in un preoccupante countdown che lasciava presagire ritardi e disagi. Tutto è andato per il meglio; Milano e l’Italia, prescindendo dalle immancabili polemiche e dai soliti bastian contrari, hanno dimostrato di poter fare bene, di poter gestire un così grande evento in sicurezza e con un’ottima organizzazione.

Già ne abbiamo malinconia, già sappiamo che quando ripasseremo col treno assisteremo al suo graduale smantellamento con un po’ di tristezza, ma con la consapevolezza che è stato un grande avvenimento e che noi siamo riusciti a viverlo al massimo! Ora c’è da sperare che l’area non diventi terra di nessuno, che questa spinta d’ottimismo e di fiducia nel futuro prosegua anche per la destinazione finale del sito…! Vogliamo essere positivi ed avere ancora per molto negli occhi il fascino di una manifestazione universale storica ed irripetibile.