Ne abbiamo sentito parlare per anni… l’abbiamo vista crescere, mese dopo mese, guardandola dai finestrini del treno fino agli ultimi febbrili giorni di lavoro in cui tutti pensavano che il ‘sito’ non sarebbe mai stato pronto per quel fatidico 1 maggio 2015… Ma così non è stato! L’Esposizione Mondiale EXPO 2015 ha avuto il suo battesimo! E noi ieri, per la prima volta, arriviamo nell’area di Expo 2015!

Abbiamo voluto assaggiare l’atmosfera che si respira all’Esposizione approfittando dell’entrata scontata dopo le 19: scelta azzeccata! Relativamente poca gente, possibilità di recarsi nei padiglioni senza la folla del weekend e le rumorose scolaresche che scorrazzano durante il giorno e, soprattutto, occasione di ‘conoscere’ in modo approfondito pochi padiglioni ma con una freschezza fisica e mentale che non è sicuramente quella che si ha dopo aver già trascorso una giornata intera a camminare sul lungo decumano! Certo, nei prossimi mesi passeremo anche giornate intere a Expo ma non mancheremo di tornare per veloci visite serali, magari focalizzate su specifiche aree.

Prime impressioni. Il sito ci pare pressoché interamente finito e di grande impatto visivo e architettonico. Il decumano è lungo (circa 1,5 km) e molto ampio e ciò regala ariosità e libertà di movimento anche in presenza di grandi folle. Tutti i padiglioni sono ben visibili lungo l’asse principale, senza doversi inoltrare necessariamente nelle varie vie perpendicolari che lo incrociano e ciò facilita sicuramente la visita ai padiglioni. Il tempo è questione cruciale: non sappiamo se, nell’arco delle nostre future visite in questi sei mesi, riusciremo a visitare tutti i padiglioni e i clusters tematici… ci proveremo, ovviamente, ma data l’estensione complessiva del sito non si può pretendere di vedere tutto, tanto più in una o due visite. Scegliamo quindi di iniziare la nostra serata al Padiglione Zero, scelta tra l’altro naturale a livello logistico se si giunge a Expo con la metropolitana, per poi optare su un percorso non obbligato attraverso alcuni padiglioni (magari di Paesi poco conosciuti o poco impegnativi a livello di durata di visita).
Ecco riassunte le nostre sensazioni per ciò che abbiamo avuto modo di visitare.

Padiglione Zero. Il Teatro della Memoria, un imponente archivio ligneo di cassetti chiusi e aperti, ci accoglie con la sua importante struttura per poi indirizzarci in una buia sala in cui si è avvolti dalle immagini che scorrono lungo le pareti dell’immenso salone, spettatori nello spettacolo. E’ lo schermo più grande che abbiamo mai visto! Nel corso della serata capiamo poi che l’uso di megaschermi e di immagini digitali è il ‘leitmotiv’ dell’esposizione. Si passa poi a sale fortemente coinvolgenti sull’evoluzione dei paesaggi sia rurali sia urbani e sul rapporto dell’Uomo con il cibo: un gigantesco panel luminoso, come se fossimo a Wall Street circonda il visitatore con gli andamenti in tempo reale dei prezzi dei più svariati alimenti… fantastico!! Infine si viene accolti da una sala in cui si vede la montagna di cibo che viene giornalmente buttato come spazzatura… da rifletterci!

Colombia. Con l’aiuto delle spiegazioni di gentili addetti colombiani la visita si snoda attraverso cinque piani termici, corrispondenti ai diversi climi che il Paese riunisce in un solo territorio a diverse altitudini. Vera chicca è un ascensore virtuale (sempre grazie a bellissime e realistiche proiezioni sulle pareti) che dalle altitudini delle nevi perenni ci porta alle bellezze del fondale marino. Davvero emozionante!

Argentina. Anche qui panel giganti che proiettano montagne di chicchi di grano, frutteti e panorami naturali. Belle sensazioni, ma forse da un paese come l’Argentina, si poteva pretendere di più!

Azerbaigian. Paese a noi pressoché sconosciuto nelle sue tradizioni ma che stupisce per l’originalità del suo padiglione, fatto di altissima tecnologia e coinvolgimento virtuale. Si cammina attraverso tre sfere di vetro su più livelli che rappresentano le diverse biosfere e il percorso coinvolge il visitatore con schermi touch e fiori virtuali che sfiorati con le mani si illuminano e rilasciano rumori naturali molto coinvolgenti.

Regno Unito. Uno dei padiglioni più originali, anche perché riesce ad impressionare con elementi semplici e senza gli onnipresenti megaschermi. Qui ci si trasforma in un’ape: si percorre un sentiero tra le erbe della campagna inglese ad altezza ape (spunto geniale!) fino ad arrivare a una sfera dorata, tutta in acciaio, che ricrea un grande alveare virtuale acceso da migliaia di luci LED che pulsano e riproducono il rumore di una colonia di api (un’addetta ci spiega che il tutto è collegato a un vero alveare che si trova in quel momento a Nottingham!).

Ungheria. Ancora in fase di ultimazione in quanto, per ora, consta solo di una grande sala in legno al momento solamente arredata con un bellissimo pianoforte.

Dopo aver apprezzato dall’esterno le architetture di alcuni padiglioni (il prato verticale di Israele, la purezza stilistica del Vaticano e le sinuose forme degli Emirati Arabi), giungiamo all’incrocio con il Cardo e qui capiamo che l’Italia non è solo rappresentata da Palazzo Italia (a nostro giudizio un po’ troppo mastodontico) ma che le Regioni principali hanno una propria collocazione. Mentre addentiamo famelici un bretzel nel Trentino Alto Adige, ci gustiamo l’emozionante spettacolo di luci che alle 21.30 e alle 22 si svolge all’Albero della Vita: una musica coinvolgente accompagna gli spettacolari giochi d’acqua e l’illuminazione ritmata della struttura… tutto ci fa tornare alla mente lo spettacolo del ‘Bellagio’ a Las Vegas e della ‘Fontana Magica’ di Barcellona. Davvero toccante ed emozionante!
Dopo aver gustato un cartoccio di patatine fritte presso il padiglione olandese, accomodati all’interno di una sorta di scuolabus, ci avviamo verso l’uscita (è quasi l’ora della chiusura e il tempo è sembrato volare!) passeggiando per il mondo di Eataly; pensavamo fosse un semplice spazio come altri ma invece è un mondo, una sorta di via porticata in cui si affacciano offerte gastronomiche della tradizione italiana per ogni gusto; sottolineiamo che i prezzi, ahimè, ci sembrano tutti abbastanza alti, anche se si assiste al trionfo della nostra cucina!

Lasciamo Expo con un po’ di malinconia, con quella sensazione che da bambini ci prendeva quando si usciva dal Luna Park, felici di pensare che torneremo presto per un’altra visita e soprattutto orgogliosi di quanto di bello Milano e l’Italia siano riusciti a costruire in questi anni di polemiche e di pessimismo.